Origine e lavorazione del cashmere
L’area geografica del Kashmir offriva in passato una delle materie prime tessili più importanti e pregiate: la fibra di cashmere, che si ricava dalle capre da cashmere. Tale fibra infatti prende il nome dal territorio da cui proviene che si estende a nord del subcontinente indiano.
Nel corso dei secoli, le capre da cashmere si sono diffuse in altre aree montuose asiatiche, in particolare in Cina e in Mongolia.
In passato le capre da cashmere (Kashmir goats) erano una risorsa molto importante per le antiche comunità di pastori del territorio del Kashmir.
Questi animali infatti, prosperando nelle condizioni avverse di quest’area asiatica, sviluppano pellicce spesse, morbide e soffici che le proteggono dal freddo e che in passato proteggevano anche le antiche comunità di pastori; le temperature infatti possono scendere fino ai -40°.
Maggiore è l’altitudine alla quale le capre da cashmere vivono e migliore sarà la qualità del loro pelo.
Trascorso l’inverno e giunta la primavera, le capre perdono il loro pelo il quale veniva e viene tuttora pettinato per essere raccolto dai pastori, ottenendo così la fibra di cashmere.
La fibra di cashmere ha un passato molto lungo, tant’è che nel 1852 venne creato il primo tessuto in fibra di cashmere europeo. Grazie alla Compagnia delle Indie infatti, la fibra di cashmere “approdò” alla corte della regina Vittoria d’Inghilterra sotto forma di preziosi scialli che prendevano il nome di Pashmina, che deriva dalla parola persiana “Pash” che significa lana.
Il nome ‘cashmere’ venne coniato successivamente e fu usato per descrivere le sciarpe e gli scialli fatti dagli artigiani appunto nell’area del Kashmir.
La maggior parte del cashmere di oggi proviene dall’esterno dell’area di origine, come dall’Iran, dall’Afghanistan e dalla Nuova Zelanda, ma il nome è rimasto lo stesso.
Tornando a tempi più recenti, nel XVIII secolo, paesi come la Cina e l’India iniziarono lentamente a sviluppare e ad espandere il commercio di cashmere fino agli anni ’80. Il ritmo è stato sorprendente: nel 1949 c’erano circa 2,4 milioni di capre in Mongolia e il loro numero è salito fino a 25,8 milioni nel 2004!
Dall’avvento della maglieria come articolo di moda all’inizio del XX secolo, il cashmere è cresciuto notevolmente in popolarità per una varietà di usi, dalle maglie agli accessori, simboleggiando lusso, eleganza e qualità.
Come si produce e si ottiene il cashmere
A differenza delle lane di origine ovina, la fibra di cashmere non si ottiene tosando l’animale, bensì si ricava spazzolando manualmente la capra da cashmere.
Le capre da cashmere sviluppano due tipologie di pelo, un pelo primario perenne, più rigido (giarra) e un pelo più sottile (duvet/borra) che invece nasce in inverno e che viene perso in primavera. È proprio infatti in primavera che avviene la muta dell’animale e quindi il momento della raccolta di questa fibra.
La raccolta porta ad ottenere soltanto tra i 100 e i 200 grammi di pelo per ogni animale adulto quindi per produrre un maglione di cashmere servono dalle 2 alle 6 capre e ciò chiaramente si ripercuote sul prezzo finale del prodotto finito. Mediamente infatti il prezzo di un chilo di filato di cashmere si aggira tra i 160 e i 170 euro, esclusa la manodopera.
Per produrre abbastanza cashmere per un singolo maglione, una capra ha bisogno solitamente di un anno. Le fibre lunghe e lisce sono pettinate da sotto il mento e selezionate in base alla qualità, dopo di che le fibre vengono pulite e sottoposte alla filatura per creare un filato che può essere tessuto o lavorato a maglia.
Il cashmere rigenerato e la nostra mission
“...la raccolta porta ad ottenere soltanto tra i 100 e i 200 grammi di pelo per ogni animale adulto…”, oppure “...nel 1949 c’erano circa 2,4 milioni di capre in Mongolia, ma il loro numero è salito a 25,8 milioni nel 2004!”.
Sì, sono parole nostre e come potete ben intuire il cashmere non è una fibra molto sostenibile, anzi ha un forte impatto sull’ambiente. E’ per questo che l’unico modo che abbiamo per poter indossare questa bellissima fibra e contemporaneamente aiutare l’ambiente è attraverso il suo riciclo.
Ogni kg di lana vergine ottenuta dall’allevamento dei pascoli delle capre da cashmere genera infatti 9 kg di CO₂, mentre per il cashmere rigenerato si producono soltanto 0,5 kg di CO₂. E’ una differenza sostanziale e molto importante sia per l’azienda che per la salvaguardia dell’ambiente.
Fin dal 1990 il focus della nostra azienda è la rigenerazione della fibra di cashmere. Tale processo contribuisce alla salvaguardia sia dell’ambiente faunistico che floristico; è possibile infatti evitare lo sfruttamento intensivo dei pascoli e tante lavorazioni tintorie e di pulizia che inquinerebbero l'ambiente naturale.
Il processo produttivo dell’azienda opera quindi "all'indietro" ossia parte dall’acquisto di balle di maglie di lana di cashmere e, attraverso l’utilizzo di speciali carde non aggressive, si genera nuovamente fibra, pronta per essere immessa all’interno del processo produttivo per la seconda volta.
TESMA CASHMERE detiene inoltre la certificazione GRS (GLOBAL RECYCLED STANDARD), promossa da Textile Exchange, per le materie prime e il filato.
Textile Exchange riconosce la fondamentale importanza del riciclaggio per la crescita di un modello di produzione e consumo sostenibile e TESMA CASHMERE ne è la dimostrazione.
La salvaguardia del pianeta terra è la nostra priorità e giorno dopo giorno ci impegniamo affinché questo obiettivo possa diventare realtà.
Caratteristiche del tessuto in cashmere
Il primo tessuto in cashmere europeo risale al 1852. La Compagnia della Indie infatti fece arrivare presso la corte della regina Vittoria d’Inghilterra la fibra di cashmere sotto forma di pregiati scialli che presero il nome di “Pashmina”.
I capi d’abbigliamento in cashmere si riconoscono per la loro unica morbidezza e sofficità, generando una sensazione piacevole a contatto con la pelle.
Rispetto alle altre lane il cashmere visivamente è molto più brillante e lucido.
I capi d’abbigliamento in cashmere sono inoltre adatti per essere messi direttamente a contatto con la pelle perché tale fibra è igroscopica. Riesce infatti ad assorbire l’umidità (quindi il sudore), fino al 33% del proprio peso prima di far percepire la sensazione di bagnato.
Inoltre i tessuti in cashmere sono adatti sia per la stagione estiva che per quella invernale, perché tale fibra ha proprietà di termoregolazione, ovvero è in grado di mantenere il calore e la temperatura corporea costante, trattenendo l’aria, grazie alla sua struttura arricciata, tipica di tutte le lane.
Infine, ultima caratteristica, la fibra di cashmere è ingualcibile, ovvero non prende pieghe, quindi generalmente i capi d’abbigliamento in cashmere non hanno la necessità di essere stirati dopo il lavaggio.
Come riconoscere il cashmere
Fin dall’antichità il cashmere è sempre stato sinonimo di lusso ed eleganza simboleggiando l'appartenenza ad uno status sociale molto elevato. La sua finezza e morbidezza infatti è unica tra le lane e ciò fa di questa fibra una materia prima tessile molto importante e pregiata.
Per riconoscere se un capo d’abbigliamento o un accessorio è in cashmere la prima cosa da fare è naturalmente leggere l’etichetta cucita internamente. Alle volte è possibile trovare denominazioni diverse per questa fibra, come cachemire, cachemir, cachemere, kascmir, kashmire, kashmere e altre ancora. Nonostante ciò tutti i termini indicano la fibra in questione.
Per capire se è vero cashmere è necessario toccare il capo: la fibra di cashmere infatti si riconosce per la sua inconfondibile morbidezza e sofficità. Visivamente invece appare molto più lucido e brillante rispetto alle altre lane.
Al microscopio, per rendersi conto se si tratta di vero cashmere , è necessario osservarne la struttura. La fibra presenta sulla sua superficie delle scaglie, ma a differenza delle altre lane, appaiono meno nette e ciò giustifica la sua morbidezza. La sua finezza si aggira tra i 18 e i 25µ, diametri tipici delle lane molto fini e per tale motivo il cashmere, nella sua struttura, non ha il midollo.
Siccome una caratteristica inconfondibile delle lane è l’ingualcibilità (la proprietà di non prendere pieghe), un altro modo per capire se si tratta di vero cashmere è stringere con forza il capo e aspettare che questo torni come prima dopo qualche minuto. Se ciò succede allora si tratta di vero cashmere.
Ultima prova, ma non meno importante delle altre, è l'osservazione del comportamento della fibra a contatto con la fiamma. Provate a bruciare qualche fibra: se si sprigiona un odore che vi ricorderà quello dei "capelli bruciati" allora sicuramente si tratterà di lana. La lana e i capelli infatti sono entrambi composti da cheratina e quindi reagiscono allo stesso modo a contatto con la fiamma; inoltre non si produrrà molto fumo ed esso sarà di colore bianco; infine il residuo sarà cenere grossolana palpabile di colore grigio scuro/nero.
È così infatti che i tecnici tessili riconoscono la natura delle fibre.
Come lavare il cashmere
Lavare un capo d’abbigliamento in cashmere puro genera sempre timore e un sacco di domande: tornerà come prima? Si rovinerà? Come devo procedere?
In generale, siccome è una fibra molto delicata e con poca resistenza, è necessario porre molta attenzione, ma niente panico, se seguirete tutti i passaggi potrete stare certi che il vostro amato capo non si rovinerà.
A mano
Per lavare il cashmere puro a mano immergete il capo in una bacinella con acqua tiepida e poche gocce di un detersivo delicato per la lana.
Nel mentre, massaggiatelo delicatamente evitando torsioni o strofinamenti.
Infine assicuratevi che il capo non stia in ammollo per più di 5 minuti: potrebbe infatti rovinarsi e perdere colore.
In lavatrice
Sembrerebbe impossibile, ma un capo in cashmere puro si può lavare anche ricorrendo alla lavatrice, comodo no? Ricordatevi comunque di adottare tutte le accortezze del caso.
È consigliabile lavare il capo d’abbigliamento al rovescio, o meglio ancora mettendolo dentro uno specifico sacchetto salvabucato per gli indumenti intimi, in modo da preservarlo maggiormente.
Utilizzate un detersivo opportuno e selezionate un programma di lavaggio apposito per le lane, altrimenti assicuratevi che la temperatura non superi mai i 30°.
Asciugatura
Se il lavaggio è avvenuto in lavatrice sicuramente la centrifuga accelererebbe la successiva asciugatura, ma è più consigliato non farla, o al massimo, farla a bassi giri (400).
L’operazione migliore da fare è quella di stendere il capo su un asciugamano e arrotolarlo su se stesso con molta delicatezza così da rimuovere l’acqua in eccesso. Infine per l’asciugatura totale, lasciatelo ben disteso su una superficie piana lontano da fonti di calore e dalla luce del sole.
Stiratura
Siccome di per sé la lana è una fibra ingualcibile (non prende pieghe) molto spesso questo passaggio non è necessario. In ogni caso, se la stiratura fosse necessaria il capo deve essere trattato al rovescio e non deve mai venire direttamente a contatto con il ferro da stiro; utilizzate quindi un panno umido sopra il capo, regolate il ferro da stiro sulla temperatura più bassa e passate rapidamente senza soffermarvi troppo su una zona in particolare.
Conservazione
È importante che conserviate il vostro capo in cashmere in un luogo asciutto, preferibilmente in un sacchetto di tela e usiate degli antitarme naturali.
Dopo questi consigli sicuramente non avrete più paura di rovinare il vostro pregiato capo in cashmere!
Peeling
Alle volte è possibile che un capo in cashmere possa presentare sulla sua superficie dei “pallini”. Molte persone pensano che tali pallini siano sinonimo di scarsa qualità o che addirittura non si tratti di vero cashmere, ma in realtà è un fenomeno che prende il nome di feltrabilità ed è una caratteristica intrinseca alla fibra di cashmere.
La feltrabilità è dovuta alla presenza sulla superficie della fibra delle scaglie, le quali tendono ad alzarsi se il capo è sottoposto al calore o allo sfregamento meccanico. Nel momento in cui le scaglie si alzano le fibre non sono più in grado di scorrere liberamente e ciò comporta la generazione di aggrovigliamenti delle fibre più corte e di ciò che comunemente vengono definiti appunto “pallini”; tecnicamente il fenomeno è detto “peeling”.
Dove comprare cashmere
Per i clienti alla ricerca di fibra di cashmere
Se siete alla ricerca di fibra di cashmere per il processo produttivo della vostra azienda, TESMA CASHMERE offre ai propri clienti fiocco di cashmere vergine unito a fibra di cashmere rigenerata.
La materia prima che offriamo è molto più sostenibile e ad impatto 0 rispetto a quella pura, che deriva direttamente dagli allevamenti. Spesso infatti i pascoli sono fortemente sfruttati e i processi successivi di lavorazione della fibra, come il lavaggio, sono altamente inquinanti a causa delle sostanze chimiche utilizzate, per non parlare poi degli ingenti sprechi di acqua.
TESMA CASHMERE provvede alla rigenerazione di questa fibra senza fare ricorso a operazioni di lavaggio o tintura ulteriori per non gravare sull’ambiente naturale.
Per i clienti alla ricerca di capi d’abbigliamento e accessori
Se siete alla ricerca di pregiati capi d’abbigliamento o accessori in cashmere, TESMA CASHMERE offre una collezione sostenibile.
I nostri capi finiti e accessori sono prodotti prevalentemente con filato di titolo 1/12000, 1/14000, 2/14000 e 2/26000. Inoltre ogni singolo prodotto ha la possibilità di essere completamente personalizzato in base alle vostre esigenze.
Tutti gli articoli possono essere prodotti in finezze diverse (5, 7 e 12) e come tinto filo, tinto capo, offrendo anche la possibilità di ulteriori lavorazioni.
Acquistando un prodotto TESMA CASHMERE non ve ne pentirete: avrete qualità, durabilità e contribuirete anche alla salvaguardia dell’ambiente!
FAQs
Domande e risposte sul cashmere
Per cashmere rigenerato si intende il riciclo della fibra. Esso infatti non proviene direttamente dai pascoli delle capre da cashmere, bensì si ricava da maglie finite di cashmere, le quali vengono trattate con speciali carde così da riportarle ad essere nuovamente materia prima tessile pronta per essere immessa nel processo produttivo per la seconda volta.
Mediamente il prezzo di un kg di filato di cashmere si aggira tra i 160 e i 170 euro, senza considerare la manodopera. Questo perché ogni capra adulta genera soltanto tra i 100 e i 200 grammi di pelo prelevato nella stagione della muta e quindi per produrre un maglione di cashmere servono dalle 2 alle 6 capre e ciò si ripercuote inevitabilmente sul prezzo finale del capo finito.
Il cashmere è una fibra naturale di origine caprina, ma non è la sola. Esiste infatti per esempio un'altra fibra naturale molto pregiata come il cashmere che proviene dal vello della capra, il mohair. Il mohair si ricava dalla capra d’angora, mentre il cashmere proviene appunto dalla capra da cashmere.
Il cashmere più pregiato è quello proveniente dalle capre da cashmere che vivono ad altitudini elevate: maggiore è l'altitudine, più freddo farà e quindi migliore sarà il pelo del sottomantello dell’animale (duvet), che l'animale genererà per proteggersi dalle basse temperature.
I maglioni di cashmere venduti dai paesi emergenti possono avere un prezzo intorno ai 70 euro, ma sicuramente non hanno quella qualità e quel pregio appartenente ai capi made in Italy. I prezzi invece di prodotti in cashmere griffati (riportanti il nome di un brand) possono addirittura arrivare a sfiorare i 500 euro. Infine, se ci si rivolge ad una produzione artigiana il prezzo può arrivare al massimo a 160 euro e sicuramente, tra le tre opzioni, è la più conveniente!
Per i prodotti finiti
Per capire se un capo d'abbigliamento è in vero cashmere prima di tutto, la prima cosa più naturale da fare è leggere l'etichetta cucita al suo interno. Essa riporta infatti l'eventuale lista di materie prime tessili di cui il prodotto è composto. La presenza dell'etichetta è obbligatoria.
Eventualmente è possibile fare anche un’altra prova. Provate a stringere il vostro capo e subito dopo a rilasciarlo: se dopo qualche minuto tornerà come prima e non avrà preso pieghe, allora si tratta di vero cashmere. Il cashmere infatti è una fibra ingualcibile, ovvero che non prende pieghe.
Per la fibra
Se dovete invece analizzare la fibra, si tratta di vero cashmere se visivamente apparirà molto più lucido e brillante rispetto alle altre lane. Successivamente è necessario toccarlo: al tatto risulterà morbido e soffice.
Eventualmente, potreste osservare il comportamento della fibra a contatto con la fiamma. Se nel bruciare qualche fibra si diffonde un odore che vi ricorderà quello dei "capelli bruciati" allora sicuramente si tratterà di lana. Sia la lana che i capelli infatti sono composti da cheratina e quindi hanno lo stesso comportamento alla fiamma; si produrrà fumo di colore bianco; infine il residuo sarà cenere grossolana di colore nero.
Per tutta la vita! Inizialmente la spesa che un cliente deve sostenere per l'acquisto di un maglione in cashmere potrebbe sembrare importante, ma vi assicuriamo che ne varrà la pena. Acquistando i nostri prodotti infatti risponderete alla filosofia "buy less, buy better" aiutando notevolmente l'ambiente.
Più fili sono utilizzati durante la tessitura di un tessuto in cashmere, maggiore sarà il peso e lo spessore di quest’ultimo e maggiormente verrà esaltata la morbidezza della fibra. Un pull di cashmere (o qualsiasi altro capo d'abbigliamento in cashmere) tessuto con 6 fili è sicuramente un indumento destinato alla stagione invernale.
Per produrre un maglione di cashmere servono circa dalle 2 alle 6 capre da cashmere perché ogni esemplare adulto produce soltanto tra i 100 e i 200 grammi di pelo durante l’inverno. Mediamente quindi serviranno tra i 400 e i 500 grammi di fibra per produrre un maglione.